SAN PIETRO A VICO: ECOMOSTRI DI IERI E DI OGGI
A San Pietro a Vico, poco a Nord di Lucca, vi è un chiaro esempio di come l'ambiente agricolo venga fagocitato da imponenti strutture industriali, in questo caso attività molitorie.
Ciò porta a contrasti architettonici estremi, con capanne e mandolate, tipiche delle corti lucchesi, sovrastate da enormi edifici in cemento armato o da discutibili strutture metalliche.
Nel dopoguerra l'impattante Molino Pardini si elevò fino a quote mai viste prima nella piana lucchese; ma si sa, all'epoca il boom economico e la voglia di rinascita fecero perdere di vista gli effetti perenni sul territorio, che volente o nolente venivano trascurati...(il molino arrivò ad essere il più grande d'Europa).
Oggi (2018-2019), invece, sembra impossibile che le leggi abbiano permesso un ulteriore (e a mio avviso gravissimo) scempio del territorio: la realizzazione di 6 imponenti silos a corredo del già esistente Molino di San Pietro a Vico srl, passato in mano al Gruppo Casillo.
E nel futuro???? Niente di buono purtroppo... tra qualche anno l'ampia e verdeggiante area mantenuta a campi (vedi 1°, 2° e ultima foto) verrà tagliata dagli assi viari, cancellando un ulteriore fetta di verde che nessuno ci restituirà più. Il campo in questione in primavera si caratterizza per l'estesissima colorazione gialla data dalla fioritura di colza.
Agli urbanisti e a chi decide come consumare il territorio dico solo una cosa, CERTI INTERVENTI SONO PER SEMPRE!!!... è inutile poi vivere di amarcord, di romanticismi, elogiare la bellezza del territorio lucchese (le corti, l'ambiente agricolo, gli antichi mestieri ecc.) se poi lo cancelliamo.. anzi, se lo violentiamo proprio!!!
Pe chi volesse lasciare un commento su questo reportage, di seguito il link alla relativa pagina del Blog:
https://photomatteobini.weebly.com/blog/ecomostri-di-ieri-e-di-oggi-san-pietro-a-vico
Ciò porta a contrasti architettonici estremi, con capanne e mandolate, tipiche delle corti lucchesi, sovrastate da enormi edifici in cemento armato o da discutibili strutture metalliche.
Nel dopoguerra l'impattante Molino Pardini si elevò fino a quote mai viste prima nella piana lucchese; ma si sa, all'epoca il boom economico e la voglia di rinascita fecero perdere di vista gli effetti perenni sul territorio, che volente o nolente venivano trascurati...(il molino arrivò ad essere il più grande d'Europa).
Oggi (2018-2019), invece, sembra impossibile che le leggi abbiano permesso un ulteriore (e a mio avviso gravissimo) scempio del territorio: la realizzazione di 6 imponenti silos a corredo del già esistente Molino di San Pietro a Vico srl, passato in mano al Gruppo Casillo.
E nel futuro???? Niente di buono purtroppo... tra qualche anno l'ampia e verdeggiante area mantenuta a campi (vedi 1°, 2° e ultima foto) verrà tagliata dagli assi viari, cancellando un ulteriore fetta di verde che nessuno ci restituirà più. Il campo in questione in primavera si caratterizza per l'estesissima colorazione gialla data dalla fioritura di colza.
Agli urbanisti e a chi decide come consumare il territorio dico solo una cosa, CERTI INTERVENTI SONO PER SEMPRE!!!... è inutile poi vivere di amarcord, di romanticismi, elogiare la bellezza del territorio lucchese (le corti, l'ambiente agricolo, gli antichi mestieri ecc.) se poi lo cancelliamo.. anzi, se lo violentiamo proprio!!!
Pe chi volesse lasciare un commento su questo reportage, di seguito il link alla relativa pagina del Blog:
https://photomatteobini.weebly.com/blog/ecomostri-di-ieri-e-di-oggi-san-pietro-a-vico