Caldara di Manziana
La caldara occupa una depressione circolare, probabilmente un piccolo cratere (caldera, da cui il nome), testimonianza attuale della antica presenza del Vulcano Sabatino che 600.000 anni fa occupava tutta la fossa tettonica compresa fra i dei Monti della Tolfa e il Monte Soratte.
Nella caldara sono riconoscibili tre ambienti naturali distintivi:
Il fenomeno delle polle gorgoglianti è un classico esempio di vulcanismo secondario. L'acqua piovana, ovvero proveniente dalle falde freatiche, scende in profondità nelle fessure delle rocce sottostanti arricchendosi di minerali. Durante questo percorso, incontrando zone aventi una attività vulcanica residuale e quindi alte temperature, l’acqua si riscalda, tuttavia a causa dell’elevata pressione non può passare allo stato gassoso, ma essendo meno densa risale verso la superficie raffreddandosi parzialmente fino a circa 20 °C. Giunta in superficie l'acqua, ricca in particolare di composti minerali dello zolfo, incontra le acque di superficie, ricche di ossigeno, e dà luogo ad una reazione chimica in cui lo zolfo si deposita liberando gas (anidride solforosa e anidride carbonica) che provocano il classico odore empireumatico che caratterizza tutte le acque solfuree quindi anche la caldara di Manziana e che fanno al tempo stesso gorgogliare l’acqua dando l’impressione che bolla.
La vegetazione della Caldara è principalmente costituita da macchia mediterranea e da querceti decidui. Tuttavia nella parte più esterna del bordo del cratere su un terreno argilloso è presente un boschetto di betulle bianche (Betula pendula). La presenza di questa specie, tipica dei territori nordici con clima freddo, risulta assai particolare a queste latitudini ed a soli 250 m di altitudine.
Sulla origine di questo boschetto ci sono almeno due ipotesi: la prima è che le condizioni locali della caldara con il suo acquitrino, hanno creato un micro-clima favorevole alla sopravvivenza della betulla, residuo di un periodo post-glaciazione. Una seconda ipotesi è che il boschetto sia di origine artificiale, piantato nella zona nei secoli scorsi, e sopravvissuto grazie alle condizioni climatiche locali.
La caldara con la sua conformazione costituisce un ambiente ideale per la formazione della torba. Infatti la conca centrale tende a raccogliere l’acqua piovana che viene trattenuta a causa dei fanghi impermeabili che si trovano sul fondo. In questo ambiente la vegetazione che cresce sul terreno (tipicamente Graminacee) progressivamente si decompone accumulandosi sul terreno mentre sopra ne cresce di nuova. Il basso spessore dell’acqua e un ambiente privo do ossigeno inibiscono i batteri e favoriscono dei processi chimici che provocano un progressivo arricchimento di carbonio nel materiale vegetale sepolto, dando così origine alla torba.
(fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_naturale_Caldara_di_Manziana)
Nella caldara sono riconoscibili tre ambienti naturali distintivi:
- la palude di acque solfuree;
- il boschetto di betulle;
- la torbiera.
Il fenomeno delle polle gorgoglianti è un classico esempio di vulcanismo secondario. L'acqua piovana, ovvero proveniente dalle falde freatiche, scende in profondità nelle fessure delle rocce sottostanti arricchendosi di minerali. Durante questo percorso, incontrando zone aventi una attività vulcanica residuale e quindi alte temperature, l’acqua si riscalda, tuttavia a causa dell’elevata pressione non può passare allo stato gassoso, ma essendo meno densa risale verso la superficie raffreddandosi parzialmente fino a circa 20 °C. Giunta in superficie l'acqua, ricca in particolare di composti minerali dello zolfo, incontra le acque di superficie, ricche di ossigeno, e dà luogo ad una reazione chimica in cui lo zolfo si deposita liberando gas (anidride solforosa e anidride carbonica) che provocano il classico odore empireumatico che caratterizza tutte le acque solfuree quindi anche la caldara di Manziana e che fanno al tempo stesso gorgogliare l’acqua dando l’impressione che bolla.
La vegetazione della Caldara è principalmente costituita da macchia mediterranea e da querceti decidui. Tuttavia nella parte più esterna del bordo del cratere su un terreno argilloso è presente un boschetto di betulle bianche (Betula pendula). La presenza di questa specie, tipica dei territori nordici con clima freddo, risulta assai particolare a queste latitudini ed a soli 250 m di altitudine.
Sulla origine di questo boschetto ci sono almeno due ipotesi: la prima è che le condizioni locali della caldara con il suo acquitrino, hanno creato un micro-clima favorevole alla sopravvivenza della betulla, residuo di un periodo post-glaciazione. Una seconda ipotesi è che il boschetto sia di origine artificiale, piantato nella zona nei secoli scorsi, e sopravvissuto grazie alle condizioni climatiche locali.
La caldara con la sua conformazione costituisce un ambiente ideale per la formazione della torba. Infatti la conca centrale tende a raccogliere l’acqua piovana che viene trattenuta a causa dei fanghi impermeabili che si trovano sul fondo. In questo ambiente la vegetazione che cresce sul terreno (tipicamente Graminacee) progressivamente si decompone accumulandosi sul terreno mentre sopra ne cresce di nuova. Il basso spessore dell’acqua e un ambiente privo do ossigeno inibiscono i batteri e favoriscono dei processi chimici che provocano un progressivo arricchimento di carbonio nel materiale vegetale sepolto, dando così origine alla torba.
(fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_naturale_Caldara_di_Manziana)
Per chi volesse lasciare un commento, sempre gradito, questo è il link per la relativa pagina sul blog:
http://photomatteobini.weebly.com/blog/caldara-di-manziana-un-mini-geyser-italiano
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