Miniera di Calcaferro
Ubicazione e breve storia
Poco a Sud della frazione di Mulina, nel Comune di Stazzema, oltre una breve galleria scavata nella roccia e oltrepassato il medioevale ponticello di Zinebra si entra nell'area delle Molinette, dove si apre il magico scenario dell'abbandonata borgata di Calcaferro: si tratta di un agglomerato di opifici, miccifici e polverifici sviluppatasi in sinistra idraulica del Canale Radice per rispondere alle esigenze di lavorazione dei materiali estratti dalle vicine miniere, quali solfuri e ossidi di ferro (pirite, magnetite e limonite).
I giacimenti sono noti già dal '300 ma una maggiore attività estrattiva nelle miniere è iniziata nel XVII secolo. Dopo alterne vicende l'attività è ripresa in modo industriale nel 1920 ad opera di alcune società private nei periodi 1921-1930, 1941-1943, 1947-1960 (dal 1962 al 1968 furono eseguiti limitati saggi di ricerca nn particolarmente fruttiferi in ragione della discontinuità dei filoni minerari).
Successivamente, nell'area si instaurò l'attività di polverificio che, date la presenza di forza motrice di natura idraulica e l'abbondante umidità che garantiva da accidentali inneschi ed esplosioni, trovò in questo luogo un agevole sviluppo (ex Polverifici Italiani Riuniti, Polverifici F.lli Pocai, Società Apuana Fabbricazione Esplosivi - S.A.F.E.).
Le attività terminano definitivamente alla fine degli anni '80.
Per una dettagliata ricostruzione storica degli eventi che hanno interessato questa località si rimanda all'interessante documento dell'Istituto Storico Lucchese Sezione Versilia Storica, scaricabile al seguente link:
https://www.versiliahistorica.org/MaterialePDF/STUDI_VERSILIESI_16.pdf
Descrizione
Nella zona domina l'umidità, favorevole allo sviluppo di un caratteristico muschio che, delicatamente, ha ammantato sia i ruderi sia i numerosi ingranaggi presenti, senza tuttavia obliterarli ma anzi regalando atmosfere "fantasy" e ricche di fascino.
Molto interessanti anche le canalizzazioni che raccolgono e guidano le acque, derivate dal torrente o direttamente raccolte dalle sorgenti, verso i diversi punti di caduta che fornivano forza motrice alle ruote dei mulini, alcune ancora in parte sopravvissute.
Il pezzo forte sono comunque i vari ingranaggi, attaccati dal muschio ma ancora visibili, che alimentati dalla forza idraulica mettevano in moto i vari meccanismi necessari alla lavorazione delle materie estratte, tra i quali pestelli, macine, botti ecc.
Spunti fotografici
Fotograficamente ci si può sbizzarrire, ma se posso dare un consiglio è fondamentale andare con cielo nuvoloso o molto nuvoloso per evitare i fastidiosi tagli di luce sugli edifici e dentro gli stessi (ombre scure e luci dure), e per non avere il riverbero luminoso tra le foglie degli alberi. Molto spesso vi troverete infatti a cercare scatti dove dominano forti (ingestibili fotograficamente) contrasti tra buio (interno edifici) e luce entrante dall'esterno, in quanto gli edifici si sviluppano sul versante esposto al Sole.
Un cielo tetro, magari subito dopo una bella pioggia, può invece omogeneizzare la luce rendendo la vita "fotografica" più agile e soprattutto può donare un'atmosfera molto suggestiva che ben si sposa con le atmosfere del luogo.
Per chi volesse lasciare un commento, si riporta il link all'apposita pagina del blog:
https://photomatteobini.weebly.com/blog/miniere-di-calcaferro
Poco a Sud della frazione di Mulina, nel Comune di Stazzema, oltre una breve galleria scavata nella roccia e oltrepassato il medioevale ponticello di Zinebra si entra nell'area delle Molinette, dove si apre il magico scenario dell'abbandonata borgata di Calcaferro: si tratta di un agglomerato di opifici, miccifici e polverifici sviluppatasi in sinistra idraulica del Canale Radice per rispondere alle esigenze di lavorazione dei materiali estratti dalle vicine miniere, quali solfuri e ossidi di ferro (pirite, magnetite e limonite).
I giacimenti sono noti già dal '300 ma una maggiore attività estrattiva nelle miniere è iniziata nel XVII secolo. Dopo alterne vicende l'attività è ripresa in modo industriale nel 1920 ad opera di alcune società private nei periodi 1921-1930, 1941-1943, 1947-1960 (dal 1962 al 1968 furono eseguiti limitati saggi di ricerca nn particolarmente fruttiferi in ragione della discontinuità dei filoni minerari).
Successivamente, nell'area si instaurò l'attività di polverificio che, date la presenza di forza motrice di natura idraulica e l'abbondante umidità che garantiva da accidentali inneschi ed esplosioni, trovò in questo luogo un agevole sviluppo (ex Polverifici Italiani Riuniti, Polverifici F.lli Pocai, Società Apuana Fabbricazione Esplosivi - S.A.F.E.).
Le attività terminano definitivamente alla fine degli anni '80.
Per una dettagliata ricostruzione storica degli eventi che hanno interessato questa località si rimanda all'interessante documento dell'Istituto Storico Lucchese Sezione Versilia Storica, scaricabile al seguente link:
https://www.versiliahistorica.org/MaterialePDF/STUDI_VERSILIESI_16.pdf
Descrizione
Nella zona domina l'umidità, favorevole allo sviluppo di un caratteristico muschio che, delicatamente, ha ammantato sia i ruderi sia i numerosi ingranaggi presenti, senza tuttavia obliterarli ma anzi regalando atmosfere "fantasy" e ricche di fascino.
Molto interessanti anche le canalizzazioni che raccolgono e guidano le acque, derivate dal torrente o direttamente raccolte dalle sorgenti, verso i diversi punti di caduta che fornivano forza motrice alle ruote dei mulini, alcune ancora in parte sopravvissute.
Il pezzo forte sono comunque i vari ingranaggi, attaccati dal muschio ma ancora visibili, che alimentati dalla forza idraulica mettevano in moto i vari meccanismi necessari alla lavorazione delle materie estratte, tra i quali pestelli, macine, botti ecc.
Spunti fotografici
Fotograficamente ci si può sbizzarrire, ma se posso dare un consiglio è fondamentale andare con cielo nuvoloso o molto nuvoloso per evitare i fastidiosi tagli di luce sugli edifici e dentro gli stessi (ombre scure e luci dure), e per non avere il riverbero luminoso tra le foglie degli alberi. Molto spesso vi troverete infatti a cercare scatti dove dominano forti (ingestibili fotograficamente) contrasti tra buio (interno edifici) e luce entrante dall'esterno, in quanto gli edifici si sviluppano sul versante esposto al Sole.
Un cielo tetro, magari subito dopo una bella pioggia, può invece omogeneizzare la luce rendendo la vita "fotografica" più agile e soprattutto può donare un'atmosfera molto suggestiva che ben si sposa con le atmosfere del luogo.
Per chi volesse lasciare un commento, si riporta il link all'apposita pagina del blog:
https://photomatteobini.weebly.com/blog/miniere-di-calcaferro