L'Aquila: 4 anni dopo
A distanza di 4 anni dal tragico terremoto che colpì l'Aquila, sono tornato a far visita a questa bellissima città.
Quest'ultima volta, rispetto alle tre visite che già ho fatto negli ultimi tre anni, ho notato un timido tentativo di riscatto.
A differenza delle altre volte ho visto molte più gru, molti più cantieri aperti e diversi palazzi perfettamente recuperati nonostante sembrassero irrecuperabili: ho notato insomma una lieve accelerazione nei lavori di ricostruzione...lieve appunto...
Visitando da vicino il centro e serpeggiando tra i vicoli più nascosti, emerge infatti in modo cristallino l'immensa opera che deve ancora essere fatta per uscire dalla crisi: visti i tipici tempi italiani, e considerate le speculazioni che ci saranno, non mi stupirei se servissero almeno 20 anni prima di rivedere il centro storico totalmente agibile.
Numerosissimi sono i palazzi, soprattutto popolari, completamente sventrati e con gli appartamenti direttamente visibili dall'esterno. Non si contano poi i puntellamenti e le fasciature con travi che sostengono precariamente oltre il 90% dei palazzi nel centro storico, così come le attività ed i negozi abbandonati e lasciati incustoditi.
Ad oggi sembra che ad esclusione della parte più nobile del centro, dove comunque si concentrano i lavori di ricostruzione dei palazzi pubblici, il resto della città sia condannato all'abbandono: di questo passo i tempi elefantiaci per rendere agibili case e attività finiranno con lo scoraggiare la popolazione, che quindi inizierà a farsi una vita altrove rendendo non conveniente la riapertura di negozi ristoranti o bar e alimentando questo circolo vizioso tendente alla progressiva desertificazione della città, città che sta perdendo la sua anima e la sua identità giorno dopo giorno.
La città si presentava pressoché deserta, con la via centrale completamente priva di vita (eccezion fatta per tre o quattro bar vuoti), e con alcuni vicoli addirittura infestati di erba tra i commenti della pavimentazione (per rendere l'idea ai lucchesi, immaginate Via Fillungo deserta e con l'erba che inizia ad infestare i bordi strada, ed immaginate di vedere il Giusti oppure lo Sbragia chiusi, con gli arredi e gli oggetti caduti e "congelati" dalla sera del terremoto).
Si notano moltissime vetrine di grandi catene che ancora pubblicizzano la collezione primavera-estate 2009 o le locandine dei cinema ferme all'Aprile 2009.
Nel centro è possibile percepire il solo rumore del vento e degli scricchiolii che provengono dagli appartamenti distrutti (porte che sbattono, finestre che cigolano, o uccelli che svolazzano liberi nelle strutture) e capita spesso di incontrare cani abbandonati che vagano in cerca di un briciolo di umanità, cani i cui padroni sono probabilmente morti o emigrati nei numerosi ghetti prefabbricati spuntati in fretta e furia nell'immediata periferia: strutture fredde e prive di una qualsia identità che sono condannate a durare per generazioni.
L'idea complessiva è quindi che L'Aquila sia una città pressoché abbandonata, sia dalla popolazione che dalle istituzioni, e che la gente si stia lentamente rassegnando ed abituando ad una devastazione che sembra essere destinata a perdurare ancora molti anni,
Questo viaggio, unitamente alla presenza ancora oggi di immagini pre-sisma su google street view, ha permesso un lavoro di raffronto che ho raccolto nella sezione "L'Aquila: prima e dopo con Google street view".
Di seguito pubblico alcuni scatti fatti di getto durante una breve passeggiate per il centro cittadino; ad eccezione di qualche scatto a me più gradito, le foto sono state scattate direttamente in jpeg ed in risoluzione adatta al web.
Gli scatti sono quindi per grandissima parte non modificati, proprio per dare il senso di documentazione nuda e cruda in tipico stile documentaristico.
Quest'ultima volta, rispetto alle tre visite che già ho fatto negli ultimi tre anni, ho notato un timido tentativo di riscatto.
A differenza delle altre volte ho visto molte più gru, molti più cantieri aperti e diversi palazzi perfettamente recuperati nonostante sembrassero irrecuperabili: ho notato insomma una lieve accelerazione nei lavori di ricostruzione...lieve appunto...
Visitando da vicino il centro e serpeggiando tra i vicoli più nascosti, emerge infatti in modo cristallino l'immensa opera che deve ancora essere fatta per uscire dalla crisi: visti i tipici tempi italiani, e considerate le speculazioni che ci saranno, non mi stupirei se servissero almeno 20 anni prima di rivedere il centro storico totalmente agibile.
Numerosissimi sono i palazzi, soprattutto popolari, completamente sventrati e con gli appartamenti direttamente visibili dall'esterno. Non si contano poi i puntellamenti e le fasciature con travi che sostengono precariamente oltre il 90% dei palazzi nel centro storico, così come le attività ed i negozi abbandonati e lasciati incustoditi.
Ad oggi sembra che ad esclusione della parte più nobile del centro, dove comunque si concentrano i lavori di ricostruzione dei palazzi pubblici, il resto della città sia condannato all'abbandono: di questo passo i tempi elefantiaci per rendere agibili case e attività finiranno con lo scoraggiare la popolazione, che quindi inizierà a farsi una vita altrove rendendo non conveniente la riapertura di negozi ristoranti o bar e alimentando questo circolo vizioso tendente alla progressiva desertificazione della città, città che sta perdendo la sua anima e la sua identità giorno dopo giorno.
La città si presentava pressoché deserta, con la via centrale completamente priva di vita (eccezion fatta per tre o quattro bar vuoti), e con alcuni vicoli addirittura infestati di erba tra i commenti della pavimentazione (per rendere l'idea ai lucchesi, immaginate Via Fillungo deserta e con l'erba che inizia ad infestare i bordi strada, ed immaginate di vedere il Giusti oppure lo Sbragia chiusi, con gli arredi e gli oggetti caduti e "congelati" dalla sera del terremoto).
Si notano moltissime vetrine di grandi catene che ancora pubblicizzano la collezione primavera-estate 2009 o le locandine dei cinema ferme all'Aprile 2009.
Nel centro è possibile percepire il solo rumore del vento e degli scricchiolii che provengono dagli appartamenti distrutti (porte che sbattono, finestre che cigolano, o uccelli che svolazzano liberi nelle strutture) e capita spesso di incontrare cani abbandonati che vagano in cerca di un briciolo di umanità, cani i cui padroni sono probabilmente morti o emigrati nei numerosi ghetti prefabbricati spuntati in fretta e furia nell'immediata periferia: strutture fredde e prive di una qualsia identità che sono condannate a durare per generazioni.
L'idea complessiva è quindi che L'Aquila sia una città pressoché abbandonata, sia dalla popolazione che dalle istituzioni, e che la gente si stia lentamente rassegnando ed abituando ad una devastazione che sembra essere destinata a perdurare ancora molti anni,
Questo viaggio, unitamente alla presenza ancora oggi di immagini pre-sisma su google street view, ha permesso un lavoro di raffronto che ho raccolto nella sezione "L'Aquila: prima e dopo con Google street view".
Di seguito pubblico alcuni scatti fatti di getto durante una breve passeggiate per il centro cittadino; ad eccezione di qualche scatto a me più gradito, le foto sono state scattate direttamente in jpeg ed in risoluzione adatta al web.
Gli scatti sono quindi per grandissima parte non modificati, proprio per dare il senso di documentazione nuda e cruda in tipico stile documentaristico.
Per chi volesse lasciare un commento, sempre gradito, questo è il link per la relativa pagina sul blog:
http://photomatteobini.weebly.com/blog/laquila-4-anni-dopo
http://photomatteobini.weebly.com/blog/laquila-4-anni-dopo