Ex-Sanatorio di Arliano
DESCRIZIONE
Sorto al termine degli anni 20', il sanatorio presenta inevitabilmente aspetti architettonici tipici dell’epoca fascista, quali le monumentali dimensioni, la forma curvilinea della struttura cardine posta al centro e le grandi vetrate che rendono molto luminosi gli interni: dal settore centrale (pianta di circa 20 m x 10m) sviluppato su 5 piani divergono in direzione NE e NW due immensi padiglioni a pianta rettangolare (circa 30 m x 10 m) sviluppati su quattro piani fuori terra, mentre in direzione Sud si allunga una caratteristica protuberanza curvilinea che ricorda la prua di una nave e che si sviluppa su quattro piani fino all'ariosa terrazza coperta posta sulla sommità.
Altri elementi della struttura centrale che richiamano il mondo marinaio, oltre alla forma a prua, sono gli elementi decorativi a ciambella che si intervallano con le finestre e l’alternanza di bande orizzontali rosse e bianche a marcare i diversi piani, aspetto questo che richiama la tipica immagine di un faro.
Mentre la struttura centrale si sviluppa su 5 piani identici, le facciate dei due padiglioni presentano un allineamento sfalsato delle finestre, cosicché queste si dispongono complessivamente in una struttura a scacchiera che rende molto dinamico l'aspetto complessivo.
Questa grandiosa opera architettonica, sconosciuta a gran parte dei lucchesi, è dotata infine di un grande giardino con palme e di una propria viabilità interna con curve, salite e discese verso l’ampio piano interrato, quest’ultimo esteso sull’intera pianta dell’edificio.
Come dimensioni dell’opera, un conto approssimativo porta ad un'area calpestabile di circa 4.200 mq e ad un volume di circa 17.000 mc, senza considerare i due fabbricati pertinenziali e l’enorme area esterna; l'altezza massima è stimabile in circa 20 m.
Altri elementi della struttura centrale che richiamano il mondo marinaio, oltre alla forma a prua, sono gli elementi decorativi a ciambella che si intervallano con le finestre e l’alternanza di bande orizzontali rosse e bianche a marcare i diversi piani, aspetto questo che richiama la tipica immagine di un faro.
Mentre la struttura centrale si sviluppa su 5 piani identici, le facciate dei due padiglioni presentano un allineamento sfalsato delle finestre, cosicché queste si dispongono complessivamente in una struttura a scacchiera che rende molto dinamico l'aspetto complessivo.
Questa grandiosa opera architettonica, sconosciuta a gran parte dei lucchesi, è dotata infine di un grande giardino con palme e di una propria viabilità interna con curve, salite e discese verso l’ampio piano interrato, quest’ultimo esteso sull’intera pianta dell’edificio.
Come dimensioni dell’opera, un conto approssimativo porta ad un'area calpestabile di circa 4.200 mq e ad un volume di circa 17.000 mc, senza considerare i due fabbricati pertinenziali e l’enorme area esterna; l'altezza massima è stimabile in circa 20 m.
INCONTRO CON LA STRUTTURA
La maestosità del sanatorio si fa sentire tutta insieme quando, salendo lungo la strada di accesso, si inizia a scorgere tra i rami della macchia mediterranea il padiglione Est; prima di trovarsi di fronte al cancello principale la strada costeggia il muro di contenimento del giardino che, lasciandosi alla destra, libera finalmente la visuale sull’intera porzione Est del fabbricato e sulla rampa che porta all'ingresso Est della struttura curvilinea centrale.
A questo punto la soggezione verso l’opera è massima ed il pensiero di cosa possa esserci là dentro ti frena decisamente dal fare il passo definitivo verso questa goccia di passato che il presente non è ancora riuscito ad asciugare.
Un formicaio di sensazioni e immagini iniziano a salirti da dentro e affiorano flashback immaginari di quando la struttura doveva essere all’apice della sua funzionalità o di quando il giardino doveva essere un bellissimo parco ricco di piante e fiori e l’area doveva brulicare di persone e personale.
A questo punto la soggezione verso l’opera è massima ed il pensiero di cosa possa esserci là dentro ti frena decisamente dal fare il passo definitivo verso questa goccia di passato che il presente non è ancora riuscito ad asciugare.
Un formicaio di sensazioni e immagini iniziano a salirti da dentro e affiorano flashback immaginari di quando la struttura doveva essere all’apice della sua funzionalità o di quando il giardino doveva essere un bellissimo parco ricco di piante e fiori e l’area doveva brulicare di persone e personale.
BREVE STORIA
Presso il sanatorio venivano in molti a ricoverarsi per malattie al sistema respiratorio in quanto la posizione favorevole permetteva di incontrare una ventilazione di stampo quasi marino che, senza grandi difficoltà e dopo aver sfiorato le acque del lago di Massaciuccoli, veniva ad estinguersi su queste colline.
Il suo splendore si arresta inevitabilmente con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale quando, riconvertito in ospedale militare, vede avvicendarsi nei suoi dintorni numerosi scontri fra tedeschi ed alleati.
La funzione di sanatorio termina definitivamente negli anni ’50 quando, per la prima volta, viene abbandonato a se stesso.
Verso gli anni '80 un timido tentativo di riutilizzo sotto forma di scuola media non riesce a dare nuova linfa a questo colosso di cemento armato, che quindi viene abbandonato per la seconda volta.
La sua nuova funzione la ottiene negli anni '90 quando il CEIS Gruppo Giovani e Comunità, un’associazione nata dall’azione del parroco Don Bruno Frediani, trasferisce qui un ramo della sua attività, mirata al recupero ed al reinserimento nella società di ex-tossicodipendenti ed ex-alcolisti, ed all'aiuto di malati di AIDS; in questa fase le attività di recupero svolte degli ospiti garantiscono, fra l'altro, il mantenimento estetico della struttura e dell’ambiente esterno, riuscendo a garantire un aspetto decoroso del complesso (si assiste anche alla nascita di un piccolo campo da calcio sul retro).
Vuoi per il sovradimensionamento della struttura, vuoi per altre motivazioni a noi ignote, anche questa fase è rapidamente terminata e, dopo una brevissima fase in cui il piano interrato ha ospitato una falegnameria, la struttura si è definitivamente addormentata, cullata dal canto dei boschi circostanti e accarezzata da quella brezza che un tempo alleviava i numerosi ospiti che venivano qui in cerca di guarigione.
Il suo splendore si arresta inevitabilmente con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale quando, riconvertito in ospedale militare, vede avvicendarsi nei suoi dintorni numerosi scontri fra tedeschi ed alleati.
La funzione di sanatorio termina definitivamente negli anni ’50 quando, per la prima volta, viene abbandonato a se stesso.
Verso gli anni '80 un timido tentativo di riutilizzo sotto forma di scuola media non riesce a dare nuova linfa a questo colosso di cemento armato, che quindi viene abbandonato per la seconda volta.
La sua nuova funzione la ottiene negli anni '90 quando il CEIS Gruppo Giovani e Comunità, un’associazione nata dall’azione del parroco Don Bruno Frediani, trasferisce qui un ramo della sua attività, mirata al recupero ed al reinserimento nella società di ex-tossicodipendenti ed ex-alcolisti, ed all'aiuto di malati di AIDS; in questa fase le attività di recupero svolte degli ospiti garantiscono, fra l'altro, il mantenimento estetico della struttura e dell’ambiente esterno, riuscendo a garantire un aspetto decoroso del complesso (si assiste anche alla nascita di un piccolo campo da calcio sul retro).
Vuoi per il sovradimensionamento della struttura, vuoi per altre motivazioni a noi ignote, anche questa fase è rapidamente terminata e, dopo una brevissima fase in cui il piano interrato ha ospitato una falegnameria, la struttura si è definitivamente addormentata, cullata dal canto dei boschi circostanti e accarezzata da quella brezza che un tempo alleviava i numerosi ospiti che venivano qui in cerca di guarigione.
Per chi volesse lasciare un commento, sempre
gradito, questo è il link per la relativa pagina sul blog:
http://photomatteobini.weebly.com/1/post/2012/11/ex-sanatorio-di-arliano.html
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